Un sogno blasfemo

una suora blasfema

Blasfema?

Blasfema. A mente fredda non direi di esserlo ma ho fatto un sogno blasfemo molto particolare e questo mi ha fatto riflettere sulle mie fantasie più nascoste. Voglio raccontarvelo e portarvi in quel mondo onirico che mi ha portato un’eccitazione bestiale al risveglio. Quel pomeriggio avevo avuto una lunga conversazione con un amico della linea erotica e avevamo parlato di fantasie estreme, fantasticando su torture sessuali, in un mondo dedicato al fetish creato da noi. Un regno nel quale avevamo a disposizione tutte le ragazze e i ragazzi che volevamo per il nostro piacere e a cui davamo piacere in un’altalena di forti emozioni. Immagino che fosse anche per quello che la sera, mettendomi a letto, avevo ancora una forte eccitazione. Tanto forte da non poter rinunciare a masturbarmi. Le dita percorrevano voluttuosamente le curve del mio sesso e il clitoride divenne tanto duro e pulsante che quasi faceva male. L’orgasmo arrivò forte, impetuoso, lasciando un laghetto sulle lenzuola bianche. E così mi addormentai, soddisfatta e appagata. Con negli occhi ancora l’immagine del regno mio e di Luca.

Un sogno blasfemo e perverso

Era buio, e io stavo camminando in un sentiero costeggiato da alberi alti. In fondo al sentiero vedevo delle lucine tremolanti e capii che erano candele accese. Affrettai il passo e mentre mi avvicinavo sentii un suono, quasi un lamento. Una nenia che spezzava il silenzio spettrale del bosco. Girata l’ultima curva mi trovai di fronte ad una cappella sconsacrata. Un edificio piccolo, di muratura, con un portone di legno scuro. L’eco della nenia era diventato più forte e mi avvicinai alla porta con un forte timore. Appena toccai il portone quel suono scomparve e sentii chiamare il mio nome. ”entra…”                                                                                                                                        Aprii la porta scoprendo alle sue spalle una porticina più piccola e di fianco, sul muro, un vecchio specchio annerito dal tempo. Mi guardai. Piccole fiammelle mi illuminavano il volto e, con enorme sorpresa, vidi una monaca riflessa nello specchio. Aveva il mio stesso viso, i miei occhi, la mia bocca. Non riuscivo a credere di essere una suora, eppure il velo bianco era li a gridarmi di essere una novizia.

Mi guardai i piedi e vidi che erano scalzi sotto la lunga tunica bianca. Le lunghe dita si erano ferite nel bosco senza che me ne accorgessi e la mia pelle bianca era sporca di terra e foglie raccolte lungo il sentiero. Mi sentii strana e curiosamente mi dissi ”sto sognando”. Ne ero sicura, non poteva essere vero. Era un sogno blasfemo e perverso.    La voce continuava a chiamarmi ordinandomi di entrare. E così feci.

Appena superata la seconda porticina sentii un forte odore di incenso e di qualcos’altro, più forte e acre, che non riuscii ad identificare. La luce era molto fioca, prodotta solo da piccole candele rotonde posate sui pavimenti e in piccole nicchie sui muri perimetrali. In fondo alla stanza c’era un semplice altare di pietra. Sembrava antico. in effetti tutta la struttura sembrava essere molto antica. La sensazione era di un edificio pericolante, il tetto mancava in alcuni punti e si vedevano le travi di legno contro il cielo nero pieno di stelle. Alla fine arrivarono loro, sciamando dentro la stanza da due porte sul fondo. Scuri, incappucciati. Inquietanti e eccitanti insieme

La monaca blasfema

Due ragazze si avvicinarono a me. Sentivo le loro mani scorrermi sul corpo mentre mi toglievano la tunica bianca. Le loro dita era piccole e sottili come i loro volti. Erano bellissime, la pelle candida, le bocche rosa con una deliziosa forma a cuoricino. Credo fossero gemelle. I capelli biondi e lunghi cadevano sui seni nudi e le lunghe ciglia nere mettevano in risalto la bellezza di quegli occhi azzurro cielo. Ero incapace di muovermi e di ribellarmi mentre le loro labbra si appoggiavano alla mia pelle nuda. Presero a baciarmi su tutto il corpo. Le loro lingue scorrevano sui seni e scendevano fino alle mie cosce. Una di loro mi fece aprire le gambe e prese a leccarmi in un modo talmente sensuale che i brividi di piacere iniziarono immediatamente a salire lungo la spina dorsale. Sentivo la mia figa colare nella sua bocca mentre l’altra infilava la lingua nel mio culo mandandomi in estasi. Sacrilega certo…ma pur sempre estasi.

Quando riaprii gli occhi vidi tre uomini dietro l’altare, le braccia chiuse con le mani davanti ai loro cazzi che immaginavo già duri. Le loro tuniche avevano grandi cappucci a punta che coprivano parzialmente il viso e sopra al tessuto vi erano ricamati dei simboli che non riconoscevo. ”Portatela qui” – disse l’uomo al centro – ”è pronta”.                    Le due donne smisero immediatamente di leccarmi e succhiare il mio piacere e mi portarono fino all’altare dove mi fecero sdraiare. Poi si inginocchiarono davanti ai due uomini laterali. Loro aprirono le lunghe tuniche mostrando dei cazzi grossi e duri. Guardavo quelle cappelle desiderandole e sentivo la mia figa fremere di voglia. mi sentivo blasfema e impura in quella situazione ma non volevo smettere. Volevo godere. Volevo soddisfare la mia figa a tutti i costi. Anche a costo della blasfemia più oscura.

Guardai le bocche delle ragazze ingoiare quei cazzi turgidi fino in gola. Le vedevo giocare con quelle cappelle, leccarle e succhiarle con una tale maestria da pensare di non aver mai visto niente di così bello prima di quel momento. Gli uomini restavano impassibili. Le braccia conserte e lo sguardo fisso. Si capiva che seguivano un rituale e infatti, dopo pochi minuti, le due ragazze raccolsero da terra dei contenitori che sembravano dei calici di metallo e li misero sotto i cazzi pronti a schizzare. Non avevo mai visto tanta sborra uscire tutta insieme. Perlacea, viscida. Dopo averli fatti sborrare nei calici eccole a pulire per bene quei cazzi impuri. Come se non dovesse esserne sprecata nemmeno una goccia.

Una vergine sconsacrata

Non capivo cosa stava accadendo ma neanche mi interessava capirlo. La mia mente era andata in tilt fin da subito e, in qualche modo, sapevo che avrei fatto tutto quello che mi avrebbero chiesto.                                                                                                                                                                                                                                           ”Sei vergine?” …Beh, nella vita è da un pezzo che non sono vergine ma, non so perchè, nel mio sogno blasfemo io lo ero. ”Si signore, lo sono. Sono una novizia del convento del paese. Sono pura”. Dentro mi me mi sentivo blasfema, impura, sporca ma avevo così tanta voglia… Mi guardò dritto negli occhi con una tale intensità da mettermi i brividi poi mi spostò un po’ di lato facendomi sporgere la testa dall’altare, il mio velo dondolava nell’aria. Mi accarezzò il viso e subito dopo spalancò la sua tunica mostrandomi quel cazzo enorme. Duro e imponente. La cappella lucida era illuminata dalla luce tremolante e la vidi avvicinarsi al mio viso. Mi ordinò di aprire la bocca e ubbidii, docilmente. Mi infilò il cazzo in bocca e lo spinse a fondo togliendomi il fiato. C’erano mani che mi tenevano. Che mi allargavano le gambe e mi accarezzavano il corpo. Dita che mi masturbavano mentre pompavo quel cazzo che mi scopava la bocca. Il piacere arrivava a fiotti intensi diramandosi dal clitoride alla pancia.

Il piacere della carne…finalmente!

Lui, dopo qualche minuto, si tolse dalla mia bocca e si mise dall’altro lato tirandomi a se. Le due ragazze baciavano i miei seni e la mia bocca mentre i due uomini tenevano le mie mani strette attorno ai loro cazzi nuovamente duri. La nenia riprese, le ragazze intonavano quella che sembrava essere una preghiera in una lingua sconosciuta mentre l’uomo appoggiava la grossa cappella sulla mia figa. E lui spinse. Lo spinse a fondo dentro di me sverginandomi. Sentivo la pelle lacerarsi e i muscoli contrarsi per la sorpresa. Lui pronunciava frasi che non capivo mentre il suo cazzo si muoveva lentamente dentro di me. Sentivo il piacere salire di intensità mentre le sue mani afferravano le mie gambe portandosele alle spalle.

Aumentò la velocità e sentivo il cazzo sbattere vigorosamente dentro di me. Ad ogni colpo il piacere si faceva più intenso e neanche mi accorsi che le due donne avevano sollevato i calici pieni di sborra sulla mia testa. Avevo la bocca aperta per i gemiti di piacere e un rivolo di sperma mi colò dentro la bocca scendendo in gola e togliendomi il fiato. Anche i due uomini sborrarono con due potenti schizzi che mi colpirono i seni. L’orgasmo arrivò in quel momento, intenso, forte, potente mentre la bocca mi veniva riempita di sborra. Il mio corpo si dimenava mentre l’uomo dava l’ultima spinta prima di riempire la mia figa di sborra calda. una voce dentro di me gridava: BLASFEMA! BLASFEMA! SEI UNA PUTTANA IMPURA!

Restò dentro di me e con un dito raccolse il sangue della mia verginità e con quello disegnò uno strano simbolo sulla mia pancia. Poi si tolse, richiuse la tunica e si allontanò verso il portone. Gli altri lo seguivano in fila uno dietro l’altro. Rimasi li a guardare il cielo stellato e a ripensare a tutto ciò che avevo fatto. Mi rimisi il mio abito sacro sopra allo sperma, al sangue e alla saliva che coprivano la mia pelle e me ne andai. L’ultima cosa che ricordo di quel sogno è che mi fermai davanti allo specchio e mi guardai il viso. Non era quello di una monaca. Non più. Era quello di una donna lussuriosa e blasfema. Tolsi il velo e mi incamminai nel bosco.