La verginità incompresa

La prima volta

Verginità….Ancora ero tutta un fremito, tremavo dal piacere e sentivo una marea di odori, un misto di odore acre e profumo. Mi trovavo a terra, nuda, non riuscivo a comandare al mio corpo di rialzarsi, ma in realtà non volevo proprio far finire questa meravigliosa sensazione di eccitazione.

Mi girai verso Alessandro, aveva gli occhi chiusi, ma non dormiva, la luce trapelava da uno spioncino e incrociava la bellezza dei tratti del suo viso, sembrava beato come colui che aveva portato a termine una gara e ancora stanco aspettava la premiazione.

Sembrava lui sentisse i miei pensieri e finalmente aprì gli occhi e mi guardò e, ammiccando un sorriso, mi baciò sulla fronte e si alzò, rivestendosi velocemente. Che Adone che era, i suoi muscoli appena pronunciati, molto delicati e il suo viso pulito, caspita che eccitazione ancora… “Dai – pensavo – risiediti e fammi ancora tua”.

La figa in fiamme

“Ci siamo andati abbastanza duri stavolta, il tuo fidanzato mi sa che adesso roderebbe se ti vedesse, scommetto che non ti soddisfa così”, disse Alessandro. Io annichilita, senza pronunciare alcuna risposta, possibile che non se ne fosse accorto, pensai ancora fra me e me, sorridendogli per la battuta. In realtà mi vergognavo, non sapevo davvero cosa rispondere, certo essere vergine poteva essere un vanto, in fondo per l’epoca significava essere una donna perbene, da marito, diversamente sarei stata una sgualdrina.

All’improvviso tornai alla realtà, già!! E chi ci pensava a Claudio, il mio fidanzato, quello ufficiale, quello deciso dalla famiglia, che aspetta che la bimba compia 18 anni per sposarla, uffi che miseria la ricchezza e le sue regole!

Scacciai questi pensieri per non rovinare il momento, purtroppo non potevamo più restare lì, tra poco se non fossimo usciti da quel posto ci avrebbero scoperto e Alessandro non l’avrei più visto, in fondo ci aveva provato anche lui a farmi alzare, ma io non ne volevo sapere, ero rimasta lì con quelle parole alle orecchie e la figa in fiamme.

Non ero più vergine

Infatti Alessandro mi tese la mano facendomi cenno di alzarmi, ma qualcosa mi diceva che dovevo restare ancora lì, in quella posizione, quindi gli dissi che sarei rimasta ancora un po’, del resto come scusa potei dirgli che non era il caso di farci vedere insieme a quell’ora.

Ad un tratto mi sentivo bagnata e mi permisi di sfiorarmi la figa, era umida, molto umida… Allora sgranai gli occhi, portandomi la mano in corrispondenza del viso e vidi il sangue, cazzo e adesso?

Tutto ad un tratto, realizzai che non c’era ancora molto tempo, tra dieci minuti tutti si sarebbero svegliati e se non fossi stata in camera sarebbe scattata la punizione e avrebbero avvisato la famiglia, caspita dovevo smuovermi.

Quindi mi alzai ma sentivo scendere quel liquido tra le gambe e pensai che fosse un problema, cercai qualcosa per ripulirmi e per tamponare il sangue che non smetteva di scendere.

Adesso mi sembrava un incubo, era lontano il pensiero di benessere che avevo scacciato per tornare alla realtà, ero terrorizzata dal fatto che si potesse vedere che non fossi più vergine, che onta… adesso mi sentivo sporca e diversa dalle mie compagne, mi avrebbero additata, come fossi una grande troia…

Mi avrebbero mandata a casa e sarei stata per tutti la svergognata…. Eppure in un lontano e profondo luogo della mia anima, c’era un barlume di luce, perché mi sentivo bene, lo volevo ancora, non smetteva di piacermi, e l’odore di quel cazzo proibito mi inebriava ancora.

La giovane collegiale scopre il cazzo

Alessandro era il custode e manutentore del collegio, aveva dieci anni più di me ed era bellissimo. Fu amore a prima vista ma soprattutto ero attratta dal suo fisico, era altissimo e proporzionato, quando si toglieva la maglia per recidere i rami degli alberi emanava una marea di segnali erotici. Io invece ero una delle ragazzine viziate e ricche che studiavano in quel collegio, già confezionate per quella società per la quale una ragazza valeva soltanto per essere buona da maritare.

Ero ancora molto giovane ma era un dato solo anagrafico perché dentro mi sentivo donna e mi eccitavo all’idea di essere sexy, mi piaceva essere guardata. E fu un giorno di questi, mentre camminavo nel corridoio d’uscita dell’aula che lo incrociai, per la fretta ci finii contro e cademmo una sopra l’altro, nello stesso istante incontrai il suo cazzo che forse nell’urto con la mia pancia iniziò a gonfiarsi attraverso i pantaloni e imbarazzata arrossii.

Lui capì immediatamente, mi aiutò e fece in modo di ricomporsi. Ma tra noi lì si accese una passione che non ci faceva più dormire.

Allora prendemmo l’abitudine di vederci dentro questo magazzino, lui era un ragazzo rispettoso, sembrava più grande della sua età, quando parlavamo sviava sempre il discorso, non ne voleva mai discutere, avrà avuto un passato di stenti, di certo non avrà dormito sull’oro.

Il culo spaccato

Una sera qualunque, iniziò a baciarmi con passione, ci guardammo e ricominciammo, ci piacevamo e volevamo solo viverci. Nella paura che qualcuno ci sorprendesse, Alessandro iniziò a toccarmi, mi sbottonò il vestito e uscì le tette dal reggiseno, insinuando la sua lingua tra i miei capezzoli.

Partì un mio gemito e allora cominciò a succhiare forte e iniziò a farmi eccitare da morire, non resistevo, allora decisi di comandare di più il gioco, mi abbassai di scatto e iniziai a scendergli i pantaloni, gli uscii il cazzo e con grande coraggio iniziai a succhiarglielo.

Non lo avevo mai fatto, infatti ogni tanto i miei denti lo azzannavano, lo capivo dalle sue smorfie di dolore, ma avevo visto un video per errore spiando i ragazzi quando abbiamo sottratto il telefono a quello scemo del figlio della direttrice. Si vedevano delle ragazze nude che succhiavano l’uccello a tutti e allora avevo memorizzato quelle immagini.

Comunque ad Alessandro piaceva e tanto anche, mi teneva la testa cercando di spingere di più, ma era delicato, non forzava, quando ad un tratto mi toccò tra le gambe e a me quella mano piaceva, la sentivo calda, poi continuò verso il mio culetto, cercando di stimolarlo con il dito, mi girò mettendomi in ginocchio a pecorina e iniziò a leccarmelo.

Mangiava le labbra della figa con voracità, mentre con le dita e la lingua trapanava il mio culetto, ero eccitatissima, non pensavo fosse così bello, allora non passò neanche un attimo che infilò il suo cazzo nel mio culetto, e fu un dolore tremendo ma mi piaceva molto, poi infilava le dita in figa e le toglieva per farmele leccare e continuare.

Un bicchiere di sborra calda

Capii che non mi bastava la sua spinta, allora uscii, sbattei Alessandro verso il muro, mi ci sedetti con il culo sopra e cominciai a spingere forte, lo sentivo fino in fondo, sentivo i suoi coglioni sulla pelle, allora gli presi le mani e le portai verso la figa, gli presi le dita e gli chiesi di infilarmele dentro e poi mi feci succhiare i capezzoli, come un bimbo succhia il latte.

Cazzo, essere stimolata contemporaneamente dappertutto era qualcosa di unico, stavo godendo come una matta e più spingevo sul cazzo più lui gemeva, gli piaceva, i miei capezzoli sembravano piccoli cazzetti duri duri e carnosi, non smetteva di mangiarli, più godeva più succhiava e mordeva. Poi si alzò perché sentiva la sborra che gli saliva, ma era troppo eccitato, voleva continuare ancora…

Così ho continuato a succhiarglielo per farlo sborrare, glielo feci fare sul mio seno così poi con le dita la prendevo e me la leccavo ma mentre facevo questo, mi mise ancora le dita nel culo e mi leccò come se non ci fosse un domani, si mise il cazzo in mano che era ancora in tiro e cominciò a sbattermelo nella figa, sul clitoride e io ero fradicia, ero bagnata, lui prendeva sborra dai miei seni con le mani e me la metteva in bocca, era una situazione troppo eccitante…

A quel punto sembrava un toro, mi baciò con passione, strinse i miei capezzoli e li morse, quindi mi sbattè a terra e m’infilò il cazzo nel culo spingendo come non ci fosse un domani, era una goduria pazzesca, così per mezz’ora, sempre più forte, fino a sborrare, tutto dentro, inondando il mio culo e quando uscì prese un bicchiere, raccolse quella sborra preziosa e me la fece bere, nello stesso tempo con la mano raccoglieva dal mio culo quella gocciolante e mi faceva leccare le sue dita.

E finalmente…la figa aperta

Ero esausta ma ancora godevo, bellissimo e questo si ripeteva ogni sera ormai da un mese e amavo le notti insieme, trascorrevo il giorno in trepidante attesa e pensavo che non mi aveva mai penetrato la figa perché pensavo avesse capito e rispettasse che fossi vergine, così pensavo io almeno, infatti….

Quell’ennesima notte era più particolare, avvertivo nell’aria più dolcezza e passionalità, mi aveva presa in braccio e baciata così, adagiandomi su un materasso che c’era lì dove aveva messo dei fiori.

All’improvviso mi aveva guardata intensamente dicendomi e baciandomi tra una parola e l’altra: “ Adesso è arrivato il momento che tu sia mia del tutto, non ho paura di nulla, ti voglio per sempre Elena, ti voglio in tutto e per tutto , questa cosa mi fa arrapare”, nel mentre le sue dita una alla volta erano dentro la mia figa, iniziò a scendere baciandomi sul seno e succhiandomi i capezzoli, continuò per la pancia e sentivo la calda rugosità della lingua.

Quando arrivò alla figa, lei era già tutta un fremito e bagnata, allora scopò con la lingua per bene e l’asciugò tutta, a quel punto mi guardò baciandomi con passione e m’infilò non troppo delicatamente il cazzo. Lui si meravigliò piacevolmente che nonostante avessi un fidanzato la mia figa era molto stretta e questo lo aveva infoiato di più.

Un brivido fortissimo pervase tutta la schiena, sembrava una scarica elettrica, la sensazione di piacere era fortissima e mi sentivo piena, lui entrava e usciva con forza mentre mi succhiava i capezzoli e poi si mise tipo seduto e mentre spingeva stimolava il clitoride, credetemi stavo impazzendo e non volevo che smettesse mai. Non avevo mai provato quelle emozioni, tutti parlavano della deflorazione come qualcosa di satanico, doloroso, una punizione divina, ma si sbagliavano…

A fiotti caldi dentro di me

Sentivo che stavo per avere un forte orgasmo e cominciai a gemere forte, allora Alessandro capì che poteva osare di più, mi allargò la figa con le dita, era strettissima e godeva di più per questo e spinse fortissimo come se non ci fosse un domani, mi stava sbattendo che si sentiva il rumore della schiena a terra, mi succhiava i capezzoli voracemente e io vedevo le stelline.

Fino a quando anche lui iniziò a gemere sempre più forte provocandomi di riflesso un altro orgasmo e insieme raggiungemmo il piacere massimo, attendendo che uscisse in tempo, invece lui non si fermò, continuò a spingere dicendomi: “ Elena, oggi voglio che la tua figa si apra tutta per me, te la voglio sfondare e, soprattutto, voglio che tu sia mia totalmente, voglio aprirti la bocca dell’utero con la mia grossa cappella, voglio farti sentire il calore del mio seme che entra dentro di te per far nascere vita” e la sua sborra uscì calda e magica, mi riempì la figa e mi sentii rigenerare.

Non so quanto tempo stette dentro di me, coprendomi e proteggendomi, poi mi accarezzò i capelli e baciandomi mi guardò intensamente negli occhi e poi si girò chiudendoli. Il resto è storia…….

Insomma Alessandro non aveva capito che fossi vergine, aveva solo paura di ingravidarmi e all’improvviso non gli importava più. Questa cosa mi aveva devastata di piacere ed emozione, essere donna era meraviglioso ed esserlo per lui per la prima volta lo era ancora di più.

 

racconto di Elena 176 . Chiamala per altri racconti hot allo 0695541845 oppure all’899626217