Il marchese

la schiava del marchese

Il grande seduttore

Il Marchese era un uomo decisamente sopra le righe. Di età indefinibile, potevi credere che avesse  quaranta, cinquanta o sessant’anni o persino di più. Di certo era un uomo incredibilmente affascinante. Ci sapeva fare e non era raro vederlo accompagnato da giovanissime ragazze su tacchi vertiginosi e gonnelline giropassera che sbavavano per la sua compagnia. Il marchese aveva un modo tutto suo di vestire, sembrava un uomo d’altri tempi, nei suoi abiti classici sempre chiari sulle tinte del beige e gli immancabili bastone da passeggio e borsalino calato sulla testa. Il suo corpo profumava di acqua di colonia e portava alla memoria una bellezza antica a cui era davvero difficile resistere. Diciamo che era la rappresentazione vivente della raffinatezza.

Quando conobbi il Marchese ne rimasi affascinata, come tutti. I suoi modi ti portavano a credere di essere stata catapultata in un’altra epoca storica. La prima volta che mi fece il baciamano ne rimasi sorpresa, poi mi guardò col suo sorriso scanzonato e mi disse ”lei, signorina, è una meravigliosa creatura, mi permetta di accompagnarla in questa serata”. Tutti sapevano, me compresa, che il marchese era un’inguaribile seduttore per cui decisi di stare al gioco e godermi una serata ”elegante” con Casanova. Camminammo a lungo nelle strade della ”dolcevita” romana fermandoci in quasi tutti i locali dove il marchese veniva letteralmente investito da uomini e donne totalmente affascinati da lui. E lui aveva una parola per tutti. La sua capacità di adattarsi alla persona di fronte a se era qualcosa di eccezionale. Lo osservai molto e non vi trovai nulla di innaturale o di forzato. Mi sentivo speciale poichè il suo sguardo, così desiderato da tutte, era caduto su di me.

”E’ deciso!”

Verso la mezzanotte ero decisamente brilla, il tour dei locali dove avevamo bevuto vini pregiati aveva di certo superato la soglia della mia capacità di reggere l’alcool. Il marchese mi sembrava ogni momento più giovane e più bello e cominciavo a desiderarlo in un modo talmente intenso da non capire più niente. Lui aveva quel piglio canzonatorio mentre sottolineava quanto fossi ancora più bella da brilla. Poi mi guardò per un lungo istante negli occhi e disse: ”è deciso!”.

”Che cosa è deciso?”. Lui non rispose se non con un largo sorriso, chiamò un taxi e continuammo a chiacchierare amabilmente nei successivi 20 minuti di strada. Improvvisamente mi appisolai con la testa sulla sua spalla così non sapevo dove fossimo nè per quanto tempo avevo dormito quando arrivammo a destinazione. Eravamo in collina ed era in una grande e magnifica villa quella in cui mi stava facendo strada. Accese le luci e osservai l’arredamento sontuoso mentre lui mi versava una coppa di un vino delizioso.

La testa mi fluttuava leggerissima, mi sentivo eccitata e senza alcun freno inibitorio. Confesso che iniziai a spogliarmi li all’ingresso senza alcuna vergogna. Il marchese mi fermò. Alle mie rimostranze rispose solo con un sibilante ”shhhhhh…seguimi”. lo avrei seguito anche all’inferno se me lo avesse chiesto. Invece scendemmo lungo una ripida scala dietro lo scalone principale. Nei film questo non sarebbe molto rassicurante ma non pensai mai di essere in pericolo. Al contrario, sentivo che stavo affidando a lui ogni decisione e mi sentivo sollevata da questo pensiero.

Il regno del Marchese

Entrammo in una stanza dal soffitto a volta coi mattoni a vista. Era un grande ambiente suddiviso in quattro ambienti più piccoli separati da archi. La luce era estremamente soffusa e molto bassa. Il Marchese accese, a quel punto, molto candele e potei vedere più chiaramente quel luogo che emanava erotismo, piacere e un’innaturale silenzio. In fondo all’ambiente principale vi era una poltrona antica e davanti ad essa molti cuscini. Sembrava il trono di un re magnanimo che permetteva ai suoi sudditi di sedere ai suoi piedi.

”Non ti farò alcun male e potrai fermare tutto in qualunque momento. Sappi che ciò che vedrai e farai non è un obbligo. Chi sta qui lo fa perchè desidera farlo.” mi disse con una voce suadente e profonda. ”E come sai che voglio farlo?” chiesi. ”Lo so. Nient’altro”. Ed era vero, voglio dire, sapevo senza alcun dubbio che quelle sale erano un inno alla perversione, ad una forma di sadomaso estrema che non avevo mai provato. Eppure lo desideravo. Iniziò a spogliarmi con estrema cura e lentezza e mi ritrovai nuda davanti a lui. Mi guardò assaporandomi. Poi mi legò i capelli e mi sospinse delicatamente verso una corda sospesa a cui mi legò per i polsi.

Iniziò a scorrere le lunghe dita sulla mia pelle e ad ogni suo tocco fremevo di piacere. Si inginocchiò di fronte a me annusandomi la figa. Io lo guardavo e sentivo il mio sesso colare dall’attesa del piacere. Il Marchese si alzò e si mise alle mie spalle. Mi bendò gli occhi e lo sentii frugare in un cassetto. Poi iniziò a far scorrere sulla mia schiena, giù fino alle natiche, una specie di bacchetta con qualcosa all’estremità. Quando la schioccò sulla mia pelle, con un colpo secco, sentii i brividi pervadermi. Non avvertii alcun dolore, solo una specie di scossa elettrica che mi attraversò il corpo.

Emozioni sadomaso

La piattina del frustino mi colpiva alternativamente i glutei e il clitoride, talmente gonfio da essere totalmente esposto. Colavo umori lungo le cosce, lui li raccoglieva con il frustino e me li portava alla bocca chiedendomi di leccare e assaporare il mio godimento. Quando decise che ero pronta al passo successivo prese un altro oggetto. Scoprii poi che era uno strapon da legare in vita che usò su di me al contrario. Me lo infilò lentamente nella figa e poi chiuse i legacci alla mia vita affinchè non uscisse. Mi legò anche i piedi tenendoli uniti e infine le ginocchia. Ero nelle sue mani, impotente eppure mi sentivo al sicuro.

Prese una candela accesa e me la mise vicino al viso per farmi sentire il calore della fiamma. ”metti indietro la testa” mi disse ed io ubbidii. La cera bollente colava sul mio corpo in piccole gocce di piacere misto a dolore. Ardeva sulla pelle come fuoco liquido . Sentivo i capezzoli urlare e, ad ogni goccia, la mia figa aveva uno spasmo violento e provava un piacere indescrivibile nel sentire il grosso cazzo duro che la riempiva. La cera arrivò anche fra le mie natiche, condensandosi su quel buco che si apriva e si chiudeva pieno di desiderio. Di nuovo lo sentii armeggiare e all’improvviso sentii il freddo del ghiaccio sulla pelle. Ad ogni goccia di cera corrispondeva il freddo su un altro punto del corpo.

Non capivo più niente, le sensazioni erano così intense e contrastanti che mi accorsi del primo orgasmo solo mentre violentemente mi raggiungeva. Mi sentivo esplodere di piacere mentre il mio corpo si dimenava. Poi, subito dopo, lo sentii appoggiare un altro strapon. Questa volta proprio sul quel culo che aveva così stranamente risvegliato. Era stretto e il cazzo premeva con forza per aprirlo. Sentii il dolore e poi il piacere. Ero piena. Legò in vita anche questo, poi prese qualcos’altro. Mi mise in mano questi due oggettini piccoli di metallo con del rivestimento morbido, sembrava velluto. Non capivo esattamente cosa fossero ma mi ricordavano delle mollette da bucato, solo più piccole e strane.

Orgasmi, dolore e piacere

Mi baciò la bocca mentre picchiettava sui capezzoli con quella molletta che si era ripreso. Poi sentii il morso della molletta sul capezzolo destro. Ero senza fiato e stringevo le natiche d’istinto ma il culo era pieno e lo sentivo enorme quel cazzo. Godevo senza riuscire a smettere. Dolore e piacere mischiati. Mi chiese se volevo anche l’altra molletta, mi disse che potevo sempre scegliere. Risposi si. La volevo, ne volevo ancora e aspettavo quel morso come una drogata aspetta l’eroina. Lui me la mise e iniziò a rotearle insieme, il dolore era folle ma il piacere nella figa e nel culo era talmente intenso e totalizzante da non poter dire basta.

Non so quanto orgasmi ho avuto ma so che si susseguivano senza tregua. La mia pelle veniva sferzata da una nuova frusta piena di innumerevoli fettucce di pelle. Tutto il corpo gridava e il Marchese godeva nell’infliggermi quel dolore e quel piacere. La figa colava copiosamente sulle gambe impregnando le corde e la pelle bruciava come se avessi le fiamme addosso. Era estremamente abile nel confondere i miei sensi. Non so quanto effettivamente durò tutta quella parte dell’esperienza ma, ad un certo punto, non avevo più la forza di reggermi sulle gambe e mi lasciai andare  a peso morto.

Il Marchese mi prese tra le braccia sostenendomi. Mi sciolse le mani e, prendendomi in braccio mi portò sul letto. Lentamente tolse le corde dalle mie gambe e sfilò gli strap-on. Le mollette furono le ultime a lasciare il mio corpo. Lui mi accarezzava pieno di passione e gratitudine. Mi aprì le cosce guardando quella figa spalancata, fradicia, soddisfatta. Sentivo il suo cazzo duro premere contro il mio corpo poi lo sentii mettersi sopra di me e infilarlo a fondo nella mia figa. Mi scopò con dolcezza continuando a baciare ogni segno sulla mia pelle. Arrivò in fretta un ultimo meraviglioso orgasmo. Il corpo era in preda agli spasmi e sussultava mentre lui inondava la mia figa di denso sperma.

Grazie, Marchese

Neanche mi accorsi che si era alzato e aveva lasciato la stanza perchè mi addormentai profondamente. La mattina dopo trovai la colazione sul letto e un biglietto che mi annunciava quando il taxi sarebbe venuto a prendermi. In fondo al messaggio le parole ”sei unica e meravigliosa, grazie.”. Mi guardai allo specchio e vidi i segni sulla pelle. Sorridevo al ricordo di tutto quel piacere provato e già pregustavo la volta successiva.

Ma non incontrai più il Marchese benchè provai più volte a contattarlo. Lo vidi una sera, per caso, in un locale mentre affascinava persone altrimenti scialbe. notai che in sua presenza tutti diventano più liberi, in un certo senso. Quella sera era in compagnia di una graziosa ragazza dell’est con un forte accento russo. Timida, avrei detto. Il Marchese mi lanciò un lungo sguardo poi tornò a dedicarsi alla giovane donna. La invidiai, sapevo che avrebbe avuto ciò che io ancora bramavo ma, allo stesso tempo, ero felice per lei.