Come una sorella
Rebecca è una bella ragazza di 22 anni. No, non è una top model, questo no ma i suoi occhi neri e quelle movenze da felino la rendono bellissima. Ogni volta che la vedo provo un feroce tuffo al cuore perchè la desidero così tanto da star male. Purtroppo o per fortuna, per lei, sono solo un amico. Non credo abbia mai capito quanto io sia innamorato follemente di lei ma so che non mi vedrebbe, in quel senso, nemmeno se lo sapesse. Ma andiamo con ordine. Io e Rebi siamo praticamente cresciuti insieme, i nostri genitori sono amici da sempre. Vacanze sempre insieme, scuole sempre insieme e pomeriggi interi passati a giocare nel giardino di casa mia. Sua madre, Gianna, era grande amica della mia. E mio padre era il suo ginecologo. Così si erano conosciute, nello studio di mio padre dove, mia madre, faceva la segretaria. Fu proprio mio padre a far nascere Rebi…
La nostra è stata un’infanzia felice e l’adolescenza, per quanto complicata, fu un periodo altrettanto felice. A 14 anni ero già cotto di lei mentre lei perdeva la testa per tutti i peggiori disagiati in circolazione. Poi le spezzavano il cuore e io raccattavo e aggiustavo i cocci. Ho avuto tante storielle ma nessuna l’ho amata quanto lei. Anche adesso, che sfortunatamente so la verità. continuo ad amarla e volerla. Il mio corpo la vuole, la reclama, la desidera. Beh, sappiate che ciò che sto per raccontarvi ha dell’incredibile e anche io fatico a crederci certe volte. Faremo un paio di salti temporali in questo racconto quindi…partiamo e arriviamo a sei mesi, per l’esattezza al 13 Marzo. Io e Rebi eravamo in camera sua a leggere fumetti e prenderci amabilmente per il culo. Lei era sexy da morire con quella tuta sformata e il cappuccio sulla testa, intravedevo la spallina del reggiseno e tanto mi bastava per procurarmi un’erezione pazzesca.
Un segreto lungo 22 anni
Presi la scusa di scendere al piano di sotto per un bicchiere d’acqua e con la chiara idea di andare in bagno a farmi una sega. Ma arrivato al penultimo gradino mi arrivarono le voci di Gianna e di sua sorella Ornella. Le due sono gemelle e sono legatissime e spesso confabulano tra di loro. Solo che una frase mi colpì e mi misi ad origliare. ”Certo che Rebecca e Alex si somigliano proprio tanto…” diceva Ornella. ”Non farmici pensare, ogni volta che li vedo insieme mi prende un colpo e mi chiedo come fanno a non vederla gli altri” rispondeva Gianna. ”Non dovranno saperlo mai. E poi nessuno potrebbe perdonarmi, nè Ottavio nè tantomeno Davide a cui ho nascosto una figlia”.
Era assurdo quanto stavo sentendo. La mia Rebi era mia sorella. Mi fiondai in bagno sconvolto. non sapevo se piangere, se urlare, se spaccare tutto e correre da lei a raccontarle la verità. mi guardai allo specchio e per la prima volta mi resi conto di quanto ci assomigliassimo. Stessi colori addosso, stesso sguardo. Mia sorella. La ragazza che ho sempre sognato di sposare è mia sorella. Cazzo!!! Vi odio tutti cazzo, come avete potuto farci una cosa del genere?? Anzi, come ha potuto sua madre! E’ solo lei la colpevole. Ha tradito suo marito e mia madre scopando mio padre e facendosi mettere incinta e senza nemmeno confessarlo. Cazzooooo!!! E come faccio a dirglielo? Non voglio sconvolgere la sua vita, non voglio farla soffrire. Ecco, ora sapete come mi sentivo quel giorno e sicuramente comprenderete perchè, alla fine, decisi di non dirle niente. Avrei portato con me quel segreto fino alla tomba. E comunque non volevo nemmeno far soffrire i miei genitori e una notizia del genere li avrebbe devastati.
Il nuovo fidanzato di Rebecca
I tre mesi seguenti trascorsero un po’ sottotono, diciamo che mi tenevo alla larga e comunque Rebi stava uscendo con uno stronzo cosmico che l’aveva convinta a fare sesso senza preservativo. Già di per sé sarebbe un dettaglio da non sottovalutare, quel porco sarebbe stato da defenestrare all’istante ma lei era totalmente cotta e aveva iniziato a prendere la pillola. Indovinate chi gliela aveva prescritta? Esatto…nostro padre. Non sapevo se sentirmi peggio per il fatto che non mi dicesse con chi stava scopando oppure perchè nostro padre l’aveva necessariamente visitata. Come al solito tenni la bocca chiusa o avrei fatto solo danni…o almeno così credevo.
Insomma arriviamo al 13 giugno con le mie profonde crisi esistenziali e ormonali che mi facevano chiudere sempre di più. Avevo preso l’abitudine di andare a ”nascondermi” nello studio di papà, la sera. Per due ragioni, sostanzialmente. La prima era che i miei mi davano il tormento perchè uscissi di più, erano convinti che fossi depresso e in fondo avevano ragione e, la seconda, lo studio era vicino a casa e potevo fingere di uscire con gli amici senza andarmi a rintanare chissà dove su qualche panchina come un barbone. Mi rinchiudevo lì per un paio d’ore e poi tornavo a casa sapendoli sereni…ma soprattutto non mi facevano più domande sul perchè fossi depresso.
Mio padre e mia sorella
La sera del 13 giugno ero li, al buio, a pensare ai cazzi miei quando, improvvisamente, sento la chiave entrare nella toppa. Chi cazzo è??? Ladri? no scemo, i ladri non hanno le chiavi. La segretaria? Ero nel panico e mi andai a nascondere nella piccola stanza adibita ad archivio dentro lo studio ginecologico. Lasciai la porta appena socchiusa così come l’avevo trovata e intanto il cuore mi stava scoppiando in petto. Sentii risuonare la voce di mio padre nel silenzio dello studio. ”Accomodati mia cara, dammi la giacca”. Ingenuamente pensai ad una visita d’emergenza, non so perché ma avevo questa fantasia sulla fedeltà reciproca dei miei genitori…era come se il tradimento che aveva creato la mia amata Rebecca non fosse mai accaduto.
Anche lui si tolse la giacca e lo vidi lanciarla sulla scrivania. La ”lei” era di spalle e non avevo idea di chi fosse ma ripeto, ancora non sospettavo potesse essere la sua amante. Finché non l’ho visto abbassare la testa per baciarla. Una fitta al cuore, quel padre che ritenevo perfetto si era portato una sgualdrina qualunque allo studio. Eh già, proprio una qualunque. Mi sentii morire quando vidi il viso di Rebecca, lei, la mia compagna perfetta, il mio unico amore e si, mia sorella, aveva la lingua di mio padre in bocca. No cazzo no…era la lingua di NOSTRO padre che le esplorava le tonsille! Non potevo crederci. Era lui lo stronzo cosmico che si fotteva la mia Rebi. Rimasi impietrito, in silenzio, immobile. Incapace di mettermi a urlare la verità e fermarli.
Il ginecologo visita la paziente
Lui cominciò a sfilarle il vestito facendo scivolare giù le bretelline di quell’abito corto e nero che le stava così tanto bene addosso che una volta, per strada, un tizio cadde a terra tanto era impegnato a spogliarla con gli occhi. I suoi seni perfetti puntavano verso l’alto e la bocca di mio padre ci si fiondò come un cane sull’osso. Li succhiava facendoli risplendere con la sua saliva. La mise a sedere sullo schienale del divanetto e io potevo vedere le sue natiche sode allargarsi sul cuscino e affondare mentre lui le leccava la figa e la faceva godere. Lei portò la testa all’indietro e vidi il suo dolce viso in preda al piacere e il cazzo mi venne duro come il marmo. Volevo uscire dal mio nascondiglio e piazzarglielo in bocca. E poi amen, quel che succede succede…ma ovviamente non feci nulla. Restai li a guardare, a cazzo duro.
Il mio papino la fece sdraiare sul lettino ginecologico e lei mise i piedi sulle staffe, lui le infilò due dita nella figa masturbandola lentamente mentre si segava il cazzo. Forse era prima volta che vedevo il cazzo di mio padre, non avevo mai spiato i miei, neanche volevo pensare al fatto che scopassero. Ora lo guardavo ed era come il mio. esattamente come il mio. Lui aveva i pantaloni e le mutande calati fino alle caviglie e mi fece pensare a quei vecchi film con la Fenech. Più lo guardavo più mi sembrava squallido ed eccitante insieme. Avrei voluto guardare da molto più vicino. Vedere il suo cazzo entrarle nella figa con tutta la passione che ci avrei messo io. Lui invece avvicinò il cazzo al clitoride con tutta calma, glielo strisciava sopra come fosse un pennello mentre lei lo implorava di scoparla ”fottimi Davide non resisto più…”
”La mia bambina puttana”
E lui non se lo fece ripetere e affondò il grosso uccello in quella figa morbida e madida di umori. La mia Rebi gemeva godendo di quel cazzo che non era il mio, i suoi urletti mi squassavano la pancia, incendiandomela. Lui la scopava come si scopa una gran troia e a lei piaceva essere scopata così, senza riguardo. Lui l’afferrò per la nuca trascinandola contro il suo petto, soffocandola mentre i colpi di cazzo non si fermavano neanche per un secondo. ”Ti scopo bambina, sei la mia troia, la mia bambina puttana”. Poi si portò le sue caviglie alle spalle e i colpi di mazza si facevano sempre più profondi e a lei mancava il respiro, si capiva che stava per godere. E infatti l’orgasmo arrivò con uno spruzzo colossale che bagnò tutto il petto di papà. Vedevo il suo squirt colare giù fino al suo cazzo mentre lei riprendeva fiato e ridacchiava felice.
”Allora, la mia puttanella è soddisfatta?” -disse mio padre- ”si paparino…hai fatto godere la tua bambolina. Ora è il tuo turno…”. Nel dirlo si mise in ginocchio e prese quel grosso arnese tutto dentro la bocca. Succhiava davvero come una troia consumata e io non riuscii a trattenermi dal cominciare a segarmi il cazzo. Era come se un po’ lo stesse succhiando anche a me. Ero eccitatissimo e stranamente calmo. L’unica cosa che mi aveva fatto trasalire era stato quando lei lo aveva chiamato paparino ma era ovvio che fosse un ”gioco”. E andò così, con lei che gli spompinava l’uccello mentre io me lo segavo. Venimmo quasi all’unisono, io e mio padre. La differenza fu solo che lui le sborrò in quella meravigliosa bocca che io avrei riempito di baci. Le schizzò dentro come un porco e lei bevve. Si, bevve proprio tutta la sua sborra mentre si strizzava le tettine.
Una fine, un nuovo inizio
Sapete qual è la cosa buffa? pochi minuti dopo iniziarono a litigare furiosamente. Lui le aveva promesso che sarebbero partiti insieme per il weekend e ora disattendeva la sua promessa. Rebecca urlava cose terribili e lui ricambiava insulti pesanti. Si lasciarono proprio li, davanti a me anche se non lo sapevano. L’aria diventò gelida e lui si offrì di riaccompagnarla a casa ma lei non volle e se andò correndo. Pensate, sentii anche, subito dopo, mio padre chiamare mia madre per informarla che era andato e tutto bene, il problema era risolto e stava rientrando prima del previsto. Non parlai mai con mio padre di ciò che era accaduto. Mi preparai soltanto a raccattare i cocci di Rebi.
E così feci. Raccolsi tutti i cocci del suo cuore infranto offrendole la mia spalla per la sua storia finita. Asciugai le sue lacrime e finii che la baciai. Un lungo e romantico e passionale bacio. Ci misi tutto me stesso e lei ricambiò con tutta se stessa. Che dirvi, lei non sa nulla ma io sono diventato il fidanzato di mia sorella.