I Corti di Greta: La Stanza Rossa

Racconti Porno di Rubyrouge

La porta si chiuse con un tonfo deciso dietro di lei. Un brivido osceno le percorse la schiena,
facendola fremere di desiderio. Livia si ritrovò sola, esposta e vulnerabile, nella stanza impregnata
dell’odore acre e irresistibile del sesso puro. Le pareti tappezzate di velluto rosso sembravano
pulsare al ritmo dei suoi battiti frenetici. Le lampade porpora gettavano ombre cariche di promesse
lascive, e il calore tra le sue cosce divenne quasi doloroso.


«Benvenuta, puttana.» La voce, roca e dominante, emerse dall’oscurità. Lui era lì, seduto su una
poltrona, fumando lentamente, il volto in penombra, il corpo possente in un abito nero che
accentuava ogni suo muscolo e la sua eccitante arroganza.
«Avvicinati,» ordinò senza gentilezza.


Livia si mosse, tremando leggermente, mentre i suoi tacchi affondavano nel tappeto denso,
avvicinandola passo dopo passo al suo predatore. Lui spense la sigaretta, si alzò e camminò
lentamente verso di lei, occhi neri e feroci che divoravano ogni centimetro del suo corpo.
Si fermò vicinissimo a lei, lasciandola percepire chiaramente l’erezione prepotente sotto i pantaloni
eleganti. La mano si alzò decisa, afferrandola brutalmente per il mento, costringendola a guardarlo.
«Sei nervosa, puttana?»
«No,» sussurrò lei, sfidandolo con gli occhi già umidi di desiderio.
Lui rise crudelmente, stringendole il seno con forza, toccandole senza pietà i capezzoli turgidi. «Il
tuo corpo non mente mai, troia. Vuoi essere usata e lo sai bene.»
Le sue mani si spostarono impudiche sul suo corpo, strizzandole le cosce, sfiorandole con
intenzionale brutalità il sesso già fradicio. «Spogliati,» comandò secco, facendo un passo indietro
per godersi lo spettacolo.


Livia obbedì subito, sentendosi completamente sottomessa al suo potere, ansiosa di soddisfare il suo
sguardo perverso. Il vestito cadde ai suoi piedi, lasciandola nuda, bagnata, vulnerabile. Sentiva il
suo sguardo scivolare impudicamente sulla sua pelle nuda, bruciandole l’anima e il corpo.
«Perfetta, cazzo,» sussurrò lui, aprendo la camicia per mostrarle il torace scolpito e arrogante. Prese
una benda nera, ghignando con malizia. «Chiudi gli occhi. Non devi pensare, solo sentire.»
Privata della vista, ogni sensazione si amplificò violentemente. Le sue mani esperte le toccavano
ogni angolo del corpo con aggressiva voluttà, tormentando la sua carne, facendola implorare.
«Dimmi cosa vuoi, troia,» ordinò lui fermandosi proprio sul limite del piacere.
«Voglio sentire il tuo cazzo dentro di me,» gemette disperata lei. «Voglio essere scopata
selvaggiamente, voglio che mi riempia fino a farmi urlare.»
Lui ringhiò, stringendola brutalmente contro di sé, la mano tra le sue cosce bagnate e pulsanti.
«Allora preparati, perché ti scoperò così forte che dimenticherai il tuo stesso nome.»
Livia gemette forte, arresa completamente al suo dominio assoluto, consapevole che nella stanza
rossa tutto era possibile e niente era proibito.
Con una spinta decisa, lui la piegò sulla poltrona, costringendola a spalancare le gambe per lui.
Sentì il rumore metallico della cintura, poi la pressione della sua erezione dura e bollente contro la
sua apertura bagnata. Senza preavviso, entrò in lei con un colpo deciso, penetrandola fino in fondo.
Livia urlò, sopraffatta dal piacere brutale.
«Ti piace, puttana?» sibilò lui, affondando dentro di lei con ritmo selvaggio. Le sue mani grandi e
forti la tenevano ferma, incapace di muoversi mentre lui la possedeva senza pietà. Ogni affondo era
più profondo, più intenso, portandola al limite della sopportazione.
«Sì!» gridò lei, annaspando disperatamente. «Più forte, ti prego, scopami più forte!»
Lui la prese per i capelli, tirandole la testa indietro molto lentamente ma con una passione inaudita.
«Sei mia, e stanotte non ti lascerò andare finché non avrai perso ogni traccia di dignità.»
Il ritmo aumentò ancora, facendola urlare e gemere senza controllo. Ogni centimetro del suo corpo
sembrava incendiato dal piacere estremo e proibito che solo lui sapeva darle. Era sua, totalmente
sottomessa, abbandonata al desiderio più oscuro.


E tu che stai leggendo, se hai il coraggio di esplorare ogni tuo desiderio nascosto e proibito,
chiamami. Sarò io a dominarti fino a farti perdere il controllo. Greta codice 223.